martedì 2 dicembre 2008

Fine di un’epoca.

Ieri sera si è chiuso un ciclo.

Non mi piace parlare scrivere di queste cose sul mio blog ma mi sento di farlo e lo faccio, e poi, tendendo conto del fatto che nessuno lo legge mai … è quasi come se non lo avessi fatto.

Nonostante tutto non sto nemmeno tanto male, se mi fosse passato sopra un treno sarei stato peggio ecco! Una sola cosa mi fa tristezza, pensare di aver avuto una cosa in comune e ora avere due idee divise e diverse, che vanno da due parti che, con ogni probabilità, non si incontreranno mai più. Da oggi sarà davvero solo come “il calore di fiamma lontana”. Non mi pento di quanto fatto, credo che lo rifarei, come molte cose che ho fatto in tutta la mia vita. Mi sono pentito di poche cose e quanto ho vissuto fino a ieri non sarà mai una di quelle, anzi, la ricorderò per anni come la mia unica felicità, il mio ricordo più grande e più bello.

Come avrebbe detto Turk (di Scrubs) da oggi “non è peggio, è diverso, e diverso non sempre è peggio, è solo diverso!”

Mi stupisco solo che tutte le volte che la mia vita è cambiata per me è stata una sofferenza o una sorpresa dolorosa, ora no! Me l’aspettavo (magari non del tutto, magari non proprio per quel motivo specifico ma me l’aspettavo, ero pronto, una volta tanto) e condivido. Non soffro (più di tanto), cerco di fare la mia vita, ogni giorno faccio un passo, la sera traccio un cerchio che segna il confine, il giorno dopo lo supero, la sera ritraccio il cerchio, il giorno dopo lo supero ancora, la sera riritraccio e così via, verso una vita normale. Con i miei tempi, come piace a me, ogni tanto torno indietro, molto più spesso sto fermo, mi accontento, un passo è già tanto. Oggi ad esempio ho guardato il cielo e poi i monti innevati e sono stato lì in pace, come se intorno a me non ci fosse più nulla. È bello sapere che il mondo mi gira intorno in maniera vorticosa e io lo guardo, ascolto la voce del vento, guardo il blu del cielo dopo la tempesta e penso che c’è un posto che si chiama casa dove trovo sempre qualcuno che mi vuole bene.

Mi sento bene, sono in pace, ho un equilibrio fragile che rischia ogni giorno di fare creek (come Davson), ma io vivo tranquillo, quando fa crick io ricomincio, ogni giorno un passo. Il bello è che lo faccio perché lo voglio fare, lo faccio per me, se non ne ho voglia non lo faccio, vivo così perché questa è la vita che voglio e non perché qualcuno mi costringe a vivere. Scelgo io quello che faccio, lo faccio come e quando voglio, e questo mi fa stare un po’ meglio. Mi fa stare peggio non poterla più condividere ma passerà, metterò in pratica il piano B, un giorno aprirò le braccia e sarò felice (sento già le sirene delle ambulanze del Cim che arrivano), ma a piccoli passi, come piace a me!

È un discorso un po’ sconclusionato, da pazzo, ma a me piace.

Buona notte, a tutti.

Con affetto, a chi mi ha capito e a chi non mi capirà mai.

CeFM

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