lunedì 16 febbraio 2009

Soluzioni

In un mese sono cambiato più che in 26 anni. Ricordo che ero una persona fiduciosa, avevo una fiducia smisurata nell’umanità e credevo sempre che le cose potessero cambiare, come in un bel film, quelli con l’happy end.

Da un mese circa, senza bene capire il perché, ho iniziato, pronti via, a odiare il mondo (escluse quelle poche persone a me care). Da quel giorno vivo spinto da un furore cieco, non perdono niente a nessuno e faccio cose di cui mi pentirò.

Il più bell’esempio è arrivato quando è arrivata una cliente in difficoltà economica per un processo del quale doveva pagare pesanti spese legali. Voleva un preventivo per un prestito e io, in 4 e 4=8 gliel’ho fatto. Non solo, ho pure caricato i dati e fatto firmare il contratto. Un prestito lampo a una che probabilmente non era nemmeno interessata. Alla fine, quando stavamo discutendo con il mio capo dell’ottima operazione, mi sono lamentato del fatto che potevo fare senza problemi un tasso più alto perché non avevo capito che il cliente aveva fretta e bisogno, non voleva solo un preventivo. A quel punto è toccato al mio capo riprendermi: “ma cosa dici, hai fatto un ottimo tasso, non devi mica strozzare il cliente”. Un po’ di tempo fa sarei sprofondato solo per aver pensato una cosa del genere, mi sarei sentito in colpa, licenziato, e fatto picchiare fino a perdere i sensi la memoria solo per punizione, come un romantico samurai di un’epoca morta e sepolta. Invece niente, nemmeno un minimo senso di colpa, nemmeno ora che mi rendo conto di quello che ho fatto. Due giorni prima non ho potuto inserire a un mio cliente un’assicurazione per motivi che non sto a spiegare ma indipendenti dalla mia volontà, la più cara che abbiamo, così gliene ho inserita un’altra (che non serve a niente), ho alzato il costo di una già inserita(che non serve a niente nemmeno quella), ho alzato di due punti il tasso d’interesse e la rata è rimasta più bassa di 15 euro circa al mese. Alla fine ho chiamato il cliente e mi sono pure vantato di avergli fatto lo sconto così quello è venuto a firmare il contratto e se n’è andato bello contento. Pure per questo mi sarei dovuto sentire in colpa o almeno vergognare ma niente, nemmeno un minimo senso di colpa, anzi forse prenderò un premio dal mio capo per questo.

Mi si è sprigionato dentro un odio che guida le mie giornate, che mi impedisce di dormire, che mi porta in giro, che mi stimola, che mi da energia per andare avanti e iniziare una nuova vita, un odio che mi impedisce di pensare. Mi rimane solo un grosso dubbio che non ho idea di come sciogliere. Se inizio una nuova vita basandola sull’odio (esattamente come ho fatto), quando sarà finita la carica di rancore cosa farò? Sentirò il dolore che ho messo volentieri da parte o avrò finalmente dimenticato tutta la mia vita passata senza nessun rimpianto? Questo è l’unico interrogativo che mi lascia in sospeso, il senso di colpa no, ormai quello l’ho accantonato. Vivo aspettando che i nodi vengano al pettine e credendo che non c’è perdono senza espiazione, che tutti, anche io, siamo causa dei nostri mali e responsabili delle nostre azioni e che un giorno qualcuno dovrà assumersi le responsabilità di quegli atti che ha commesso. Tutti, nessuno escluso, un giorno non potremo più dire ma è stata colpa di qualcun altro, io non c’ero, e se c’ero dormivo. Io vivo aspettando che arrivi il mio giorno, nel frattempo vivo nell’odio e aspetto di sentirmi pronto a ributtare la mia vita alle ortiche, a espiare le mie colpe solo come un cane e, in seguito, ricominciare ad avere fiducia nella gente. Ma fino ad allora continuerò a cercare soluzioni semplici a un mondo complesso (e troje a basso costo).

Nessun commento: