venerdì 29 maggio 2009

Le cose che non sopporto (versione 2)


Non sopporto che mi dicano “sei cresciuto tanto e sei cambiato”. Io ho la sindrome di Peter Pan e ne vado fiero.

Non sopporto che nessuno mi scriva mai una lettera ma sopporto ancora meno di arrivare a casa e trovare una tanto voluta lettera e alla fine scoprire che me l’ha inviata il candidato dell’UDC alle europee per mandarmi un suo santino elettorale. A parte che non mi ricordo come cazzo si chiama ma:
- non ti voterei nemmeno se fossi l’unico candidato in tutto il globo terracqueo,
- non ti provare mai più a scrivermi se no ti rispondo, a te al tuo Casini del cazzo, e ti assicuro che non sarà piacevole,
- se proprio vuoi il mio voto viene a chiedermelo a casa, così mi spieghi il tuo programma mentre io ti gonfio come una zampogna, e dopo vediamo se hai il coraggio di riscrivermi o tornarmi a trovare.

Non sopporto i fascisti di Verona, soprattutto non riesco a pensare che se mai dovrò andare in quel posto del cazzo dovrò mettermi un cappello, perché se no mi ammazzano (questa è difficile, ci vuole memoria storica … diciamo almeno memoria, ma sono sicuro che qualcuno se la ricorderà e apprezzerà).

Non sopporto di non potermi scegliere le ferie.

Non sopporto che tutte le donne in primavera si svestano, io poi sto male e non posso usare la mazza (per tramortirle). Soffrite il caldo come me, cretine.

Non sopporto il fatto che non potrò mai entrare nella casa del Grande Fratello. Con una sparachiodi.

Non sopporto Franceschini.

Non sopporto che Kurt Kobain, Bon Scott e Janis Joplin siano morti mentre Tiziano Ferro e Cesare Cremonini siano ancora qui tra noi.

Non sopporto di non poter rimanere chiuso in una stanza con Barbara D’Urso e una mazza.

Non sopporto che Brunetta possa dire liberamente NO ai poliziotti panzoni. Non perché ami particolarmente gli sbirri ma perché odio ancor di più Brunetta. Quello che sopporto ancora meno è che a dirlo sia un TAPPO, uno alto come un fungo marcio e cattivo come una cagata dopo una sbornia. No perché se te (tappo) discrimini i panzoni anche noi possiamo discriminare tutti i fratelli vivi dei Puffi? Si? Allora mettiamo anche una regola che non si possono proclamare ministri quelli sotto il metro e settanta ( e già che ci siamo nemmeno premier, perché se vogliamo fare le cose le facciamo bene: ce ne togliamo dai coglioni due in un colpo solo … mica cazzi!) così siamo pari!

Non sopporto la mia vita, ma sopporto ancor meno quella degli altri, meglio sopporto ancor meno quelli che vogliono renderti partecipe della loro allegra vita … neanche me ne fregasse qualcosa.

Non sopporto quelli che mi dicono: “Ah! hai 27 anni e non sei ancora spostato?” A parte fatti allegramente i cazzi tuoi! Ma chiarito questo, per sposarsi bisogna essere in 2, e quando , circa 10 giorni fa una povera vittima mi ha detto “ti amo con tutta me stessa, ho perso la testa per te, voglio sposarti perché sei una persona meravigliosa”, io ho iniziato a ridere così forte che mi sono venute le convulsioni e lei è scappata piangendo, da allora non mi ha più cercato. Non so perché ma quando racconto questa storia (che a me fa sempre ridere) smettono tutti di chiedermi come mai non sono ancora sposato e si intristiscono all’improvviso (beh non è poi molto che la racconto eh,sono solo 10 giorni) [alla povera vittima: stavo ridendo e non ho avuto il tempo di dirtelo … perché poi sei fuggita: mi dispiace ma non credo che tu sia la persona giusta, ma forse lo avrai capito da sola. Sono convinto che ora sarai in posto migliore, a casa tua ad esempio!]

Amo gli acquazzoni improvvisi di primavera, ma solo perché quando l’altro ieri è venuto il mio capo era venuto a lavorare in moto e la pioggia torrenziale lo ha sorpreso dieci minuti dopo che era partito (grazie Moloch, dio degli inferi)!

Te lo sei meritato!

Non credo che leggerai mai questo pezzo, per questo lo scrivo. Tra noi bastano poche parole, ci capiamo al volo, per questo sarò breve.
Il tempo è passato ma almeno tu mi sei rimasto a fianco. Sempre.
Direi che con tutta la pazienza che ci hai messo te lo meriti …
Tanti Auguri, con il cuore. E grazie, di tutto. Grazie in anticipo anche per quello che farai. Sappi che non me lo scorderò.

Alessio.

giovedì 28 maggio 2009

Il mio Animale Preferito!

Il mio animale preferito è il grizzly!

Chi non vorrebbe vicino un simile animale: 150 kg di cattiveria e aggressività unite allo scatto di Husain Bolt! Uno che con un semplice movimento della zampina potrebbe staccare la testa dal collo a una persona e farla volare lontano come un palloncino.
Ne vorrei uno sempre vicino, da tenere al giunzaglio. Poi saprei io come usarlo!

DISDICEVOLE n°8

AntonY Bagnasco (per gli ignoranti il "capo" della CEI) ha recentemente dichiarato (citando a cazzo):
-che bisogna tutelare le fasce più deboli della società e in particolare i lavoratori e i disoccupati,
-che i respingimenti di clandestini sono immorali e devono finire...
Che sia Diventato COMPAGNO BAGNASCO (!!!!)
No no tutto a posto: a seguire ha dichiarato anche che quello di morire non deve diventare un diritto.
Il resto non lo ha detto ma era sottinteso che: come deve deve morire la gente dobbiamo deciderlo noi...noi della chiesa cattolica intendo, se no cazzo ci stiamo a fare qui??? A fare vedere i nostri vestiti eleganti? No no!
Grazie AntonY, grazie di non smentirti mai!

domenica 24 maggio 2009

Caduto

La sicurezza di un gesto …
L’eleganza della sua conclusione …
Ma a volte basta un errore insignificante …
Ed è un nome di donna, quello che viene invocato! EVA. La madre di tutti noi. Un’Eva sofferente. Un’Eva che vende il suo corpo.
Le dita cercano una speranza. La trovano! La perdono. Sotto c’è solo il vuoto.
Un’Eva che è facilmente di tutti. Una città che Ulisse ha conquistato con l’inganno. Un bovino da latte.
Eva.
Poi, rialzarsi! Sempre! Come mi ha insegnato il maestro. Cadere e rialzarsi.
“Non voglio più cadere maestro!”
“Sai perché sei caduto Marvelmouse?”

Ed è un racconto di cornicioni e di Eva, un’Eva che passeggia di notte, un’Eva …
“Perché avevi paura di cadere.”
“Maestro, come posso smettere di avere paura?”
“Continua a cadere. Prima o poi lo scoprirai.”

Un’Eva che pratica forti sconti comitive!

Anche io sono caduto. Una caduta poteva spezzare le ossa. Mi sono rialzato, sono caduto di nuovo. Almeno ora non ho più paura. Non ci casco più, non mi faccio prendere in giro, non mi creo delle speranze! Diciamo pure che mi sono rotto le palle e me ne vado ( portando via il pallone).

Sono contento di essere caduto, ho capito che non posso solo avere fiducia nel destino.

Ho capito che ho perso io.

Beh sono stato fermo fin troppo prima di capirlo. Ho creduto a speranze e menzogne, sempre restando seduto.

Ora si parte, valigia in mano. Taglio le ultime speranze. Gli ultimi fili.

Io non sono uno che si impegna. Non lo sono mai stato. Ora però non posso più dire che non ne ho voglia. Adesso tocca a me rialzarmi e andare via senza rimpianti. Lascio qui qualcosa di bello e qualcosa di brutto, forse solo qualcosa. Vado a cercare qualcos’altro da un’altra parte, dove non mi cercherà nessuno. Non lo faccio perché sono triste, lo faccio perché sono stanco di aspettare un evento straordinario che sconvolga la mia esistenza. L’ultimo mi ha distrutto le speranze, ho capito che era il caso di lasciar stare. Questa volta vado da solo, nessuno mi ha detto vengo con te ma io partirò lo stesso, ridendo come un pirla. Del resto se un albero cade in una foresta dove non c’è nessuno non fa rumore. Io allo stesso modo, non credo che in molti sentiranno rumore.

mercoledì 20 maggio 2009

Le cose che non sopporto (versione 1)



I fascisti al governo.
Quelli che ti dicono “che ti duri!” e che si incazzano pure quando gli rispondi “Ah!Dio mè***!”
Quelli che fanno operazioni di consolidamento debiti e un mese dopo tornano a chiederti soldi.
Quelli che dicono “mio figlio è tanto intelligente e tanto bravo ma i professori e gli altri non lo capiscono” (sospiro).
Quelli che passano la loro vita su Facebook.
Quelli che dicono che il papa non è solo un vecchio nazista.
Quelli che dicono “il tuo anello è da finocchio, toglietelo”.
Quelli che vogliono che tutti gli immigrati tornino al loro paese.
Quelli che dicono che “gli italiani sono brava gente” ( o un popolo di risparmiatori).
Quelli che dicono che i rumeni rubano e violentano le donne e che le rumene sono tutte troie.
Quelli che dicono neri e non negri perché è politicamente scorretto.
Quelli che vogliono il ritorno all’energia nucleare.
Quelle che dicono voglio donare a te la mia verginità.
Quelli che dicono che i morti sono tutti uguali e meritano tutti uguale rispetto.
I bambini che si mettono a giocare (chiassosamente) nel punto esatto in cui tu ti sei appena seduto cercando silenzio.
I genitori che si incazzano quando prendi a calci nel culo i suddetti bambini.
I cori russi, la musica finto rock, la new wave italiana e anche la nera Africa.
Quelli che dicono che i comunisti sono estinti (come i panda).
Quelli che “non è un problema mio” (a volte l’ho detto anche io … sigh!).
Quelli che spendono 50 cent per andare a pisciare in un cesso a pagamento quando potrebbero utilizzare un comodo albero.
Quelli che ti vomitano sui piedi.
Quelli che dicono che le donne son tutte troie.
Quelli che ti dicono che fare un mutuo serve a costruirsi basi solide per il futuro.
Quelli che dicono che le donne dovrebbero saper fare da mangiare, pulire, tenere in ordine la casa.
Le pubblicità del Mulino Bianco.
Quelli che vanno in macchina ai 40 km\h e vicino alle curve frenano pure.
Quelli che conosci e dopo 2 minuti ti raccontano le loro avventure sessuali con dovizia di particolari.
Quelli si mettono quei cappelli di merda con la visiera.
Quelli che ti attaccano discorso mentre tu stai leggendo e ti raccontano cose di cui a te non te ne frega un cazzo, te infili la testa nel libro e loro insistono.
Non sopporto di non poter brandire liberamente una mazza.
Questo lavoro di merda.
Il primo bottone della camicia allacciato, anche d’agosto.
Quelli che non sopportano i maniaci sessuali ( quindi anche me).
Quelle che gli fanno schifo i feticisti e la posizione del martello pneumatico perché, dicono, che fa venire il torcicollo.
Quelli che vanno alla messa, escono, vanno a prendere l’aperitivo e raccontano di quanto è brava, bella e fedele la loro moglie dopo aver passato il sabato sera a troie.
Le mogli di quelli di prima che, dopo la messa, tra loro, davanti al bar, mentre i mariti prendono gli aperitivi, raccontano di quanto siano felici della loro bella famiglia (razzista), delle loro partite a bridge, di quanto diverrà importante per la comunità il loro circolo “come bruciare un negro senza rovinare la messa in piega e la manicure” ma la sera prima, mentre il marito era a troje (ma bianche!), hanno preso km e km di uccello nero fino allo svenimento.
Quelle che fondono i vibratori.
Quelli che dicono: “mio figlio sarebbe intelligente se si applicasse almeno un po’!” e si incazzano se gli rispondi: “delle due l’una: se fosse intelligente si applicherebbe, se non si applica è perché è scemo o perché da piccolo non lo avete picchiato abbastanza forte sulla testa”.
Quelle che non gli piace l’ingoio (dicono!).
Gasparri e La Russa.
Quelle che si ubriacano, si fanno tramortire a colpi di pisello, e il giorno dopo piangono perché sono dispiaciute di aver tradito il fidanzato ( … che è tanto bravo!).
Quelli che mi dicono "cazzo ti traferisci a fare, un lavoro così lo trovavi anche qui!" (se lo volevo qui lo cercavo qui no?)
Il fatto che, a Barcellona, uno che non hai mai visto ti chieda: “Italiani? Si? come sta il papa?” E dopo una bella risata aggiunga: “grazie a Dio sono ateo! Capito?” e ti guarda pure strano quando gli rispondi: “e pure scemo! Infatti io mica ti ho chiesto come sta Franco?...è morto? Beh grazie a Lenin io sono comunista!” (ndr lungi da me voler difendere Benny 4x4, mi da solo fastidio che, siccome in Italia c’è il papa e viviamo in una repubblica filoguidata dal Vaticano, allora siamo tutti cattolici).
Quelli che ti dicono “ah Italiani pizza, mandolino, mamma, mafia e Berlusconi!”.
Non sopporto … me che continuo a tagliarmi le braccia per ricordarmi promesse fatte e che potrei evitare di farmi, tanto se non le mantengo io ci pensano gli altri. Non tanto perché ci rimango male tutte le volte quando capisco che potevo anche evitare di tagliarmi, quanto perché i tagli fanno male, dopo rimane il segno e tutti ti spaccano le scatole perché credono che ti volevi suicidare.

lunedì 11 maggio 2009

DISDICEVOLE n°7

Veronica Lario: “non posso stare con un uomo che frequenta le minorenni”

In compenso è potuta stare con un uomo che (tra l’altro):

- È amico di Dell’Utri,

- È amico di Previti,

- Ha fatto corrompere dei giudici,

- Ha (o ha avuto) legami con la mafia,

- Ha fatto leggi ad personam (la sua),

- È stato amico di Craxi (finché non è morto intendo),

- Ha inserito nel suo partito fascisti (ex dicono), leghisti (e la cosa si commenta da sola), ex democristiani e ex socialisti

- Ecc ecc.

martedì 5 maggio 2009

Un amico capisce

Esci con una ragazza.

L’amico ti guarda come dire bravo ragazzo, rifatti una vita, ricomincia a correre, te lo meriti.

Sempre lui tre giorni dopo ti vede e chiede come ti è andata.

“Ci siamo lasciati.”

“Perché?”

“Ora ti racconto. Ci siamo visti in un bar. Lei mi ha detto che è fidanzata.”

“È per quello l’hai lasciata?”

“No, no, non per quello. Figurati che dopo mezz’ora ci siamo chiusi nel cesso e abbiamo fatto sesso”.

“Quindi lei ha lasciato il suo fidanzato?”

“No.”

“Allora tu l’hai lasciata?”

“No, fammi finire. Ci siamo visti il giorno dopo, mentre il suo ragazzo era al lavoro. Abbiamo passato il pomeriggio a fare sesso. Dopo la seconda volta abbiamo dovuto parlare e lei ha iniziato a raccontare che ci sono troppi rumeni in giro, che sono tutti criminali, che ci vorrebbero le ronde per proteggere la brava gente … sempre le solite cazzate-”

“E allora tu l’hai lasciata?”

“No, perché? Mica sono costretto a parlarle. Solo che per farla stare zitta ho dovuto trovare un modo di riempirle la bocca … . Dopo quello, prima che ricominciasse a parlare, e visto che io avevo bisogno di un periodo di recupero (almeno tre giorni) abbiamo deciso di andare a mangiare qualcosa. Ci siamo avviati verso un bar.”

“Ho capito! L’hai lasciata perché ti ha chiesto di pagare il conto e te non vuoi mantenere nessuno!”.

“No, no, non è per quello! È una tipa piena di soldi, figurati, suo babbo ha una ditta che costruisce ville, sua madre è medico. Anzi ha pagato lei, pure in anticipo!”

“Ma cazzo, hai incontrato una figa, puttana nell’anima, mediamente stupida, piena di soldi … perché cazzo l’hai lasciata?”

“Mi avessi lasciato finire … mangiamo e parliamo del più e del meno, ad un certo punto alzo gli occhi, vedo il tramonto dalla vetrata alle sue spalle, i suoi occhi in risalto con la luce del tramonto, le sue labbra che brillano …”

“Un momento perfetto!”

“Eh si! Peccato che a un certo punto mi sorride e vedo che le è rimasto incastrato tra i suoi denti un pezzo d’insalata che pareva un’aiuola del comune! È a quel punto che l’ho lasciata! Una cosa del genere non si può vedere! No, non ci si può passare sopra!”

“… Ti capisco!”

venerdì 1 maggio 2009

La conoscenza è un male necessario.

Io so tante cose già di mio, poi leggo molto, mi interesso a tutto quello che posso, cerco di apprendere ogni cosa. Conosco benissimo la storia moderna e quella antica, ho studiato le cause del rapimento di Moro, sulla P2, conosco la storia della Brigate Rosse, della Prima e delle Seconda guerra mondiale, mi informo sempre su quello che accade in Africa, sulla guerra, su tutte le guerre, inizio a conoscere i segreti più “reconditi” della finanza, sono un esperto nella ricerca di un lavoro. Mi interesso di un po’ di tutto, ormai anche di fisica (con risultati alterni). Più imparo, più immagazzino, più taglio ponti dietro di me, più crollano le mie illusioni su un mondo migliore. Questo però non mi impedisce di continuare a imparare,a informarmi, a qualsiasi costo.

Facciamo alcuni esempi:

sono diventato una sottospecie di esperto in prestiti personali ma mi rendo conto sempre più spesso che “un americano su dodici ha un’arma e il nostro problema è dare un arma alle altre undici”. In altre parole il nostro lavoro è dare armi a dei serial killer. Qualche volta andrà bene ma spesso ci scapperà il morto. Io lo so, lo vedo. Ora più che prima, e sempre più spesso, la gente vive al limite delle proprie possibilità. Io lo so, e a volte fa male saperlo, soprattutto se sei conscio di non poterci fare nulla, se sai già che non cambierai le cose. Allora a cosa serve sapere che le persone hanno bisogno di aiuto perché non arrivano a fine mese e non poterci fare niente? Non sarebbe meglio non saperlo? Spesso credo di si.

A cosa mi serve conoscere i motivi dello scoppio delle guerre se non posso fare niente per evitarle?

A cosa mi serve sapere che la religione (ogni religione) offusca le menti, se poi devo sentire parlare persone che (ancora) nel 2009 rompono i coglioni sul crocifisso nelle scuole o sulla costruzione di moschee sul suolo della “patria natia” o vanno in Africa e dire che il problema dell’Africa è il preservativo (!)? A volte preferirei non saperlo, preferirei essere un pecorone che ogni domenica mattina si mette il vestito buono e va a messa, poi esce e la sera va troie, o va a casa e picchia i bambini. Avrei sicuramente meno problemi, almeno così mi dicono.

Mi prometto ogni fine settimana di non approfondire troppo gli argomenti “scottanti” o dolorosi. Ogni mattina mi alzo e mi ripeto che non devo informarmi, che devo resistere alla tentazione di farmi\di fare delle domande perché l’informazione non è solo sapere, è anche dolore. Non è come diceva Tocquellive: “un popolo maturo è un popolo informato” (citato a braccio). Gli italiani sono, nella media, più che ignoranti ma vivono alle grande. Quei pochi che fanno o si fanno domande poi stanno di merda, non hanno certezze, sono sempre tristi. Anche io faccio parte della seconda categoria, pur conscio di quanto appena scritto. Nonostante questo ci sono ricascato. Mi ero riproposto di non chiedere, c’ero pure riuscito per un po’. Poi ho dovuto fare una precisazione, dovevo farla per forza, era per evitare di soffrire, non potevo farne a meno. Così ho saputo troppo, molto più di quanto mi interessasse, più di quanto avessi chiesto. Risultato: tre giorni senza parlare.

Da quando ho avuto l’informazione è ricominciato il dolore e non ho potuto fare a meno di cercare di superarlo. Razionalizzando chiaramente, poi smettendo di informarmi, dicendomi che è normale, che può essere, che prima o poi sarebbe successo, che dovevo aspettarmelo, che ( tanto per cambiare) non ci sarà un happy end. Che, in fondo, c’erano tutti i segni. Che, in fondo, (e te dai) l’esperienza fa parte della vita; che per me non cambierà niente . Le cose non cambieranno e spetta a me, e solo a me, capirlo e accettarlo. Il mio grosso problema è che per quanto razionalizzi, per quanto ne parli ( o non ne parli, a seconda dei momenti) non riesco a dimenticare, a perdonare, forse anche a capire. Dimentichiamo la metà delle cose che ci insegnano a scuola ma per quelle che ci fanno soffrire abbiamo una memoria da elefante.

Credo che sia colpa dell’eccesso di notizie. Se non fossi caduto nella tentazione di informarmi non avrei dovuto guardare il segno fatto sulla mano destra in un giorno ormai lontano per sancire una promessa. Non avrei dovuto cancellare con lo sguardo quella cicatrice perché era passato il suo tempo, e non per colpa sua. Forse non avrei dovuto prendere le tenaglie per tagliare quel “legame”, quell’infinito filo rosso che mi ha guidato fin dalla mia infanzia e che non mi ero (ancora) completamente rassegnato a spezzare.

Alla fine l’ho tagliato ma ho chiuso una porta dietro di me e ne porto i segni, segni che si vedono. Anche se ho cancellato quella cicatrice, di cui non avevo parlato con nessuno, a cui mi ero affezionato, ora ne ho di nuove, più profonde, che non cancellerò altrettanto facilmente, o meglio che non ho idea di come poter cancellare.